Pasolini e quel suo viaggio nelle Serre vibonesi
- Written by Bruno Vellone
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«L’unica somma che è arrivata sono state le 50mila lire che ci mandò quello scrittore, Pasolini, dopo che venne e vide in che modo viviamo e con quei soldi abbiamo costruito un ponticello tra Arena e Gerocarne per superare un fossato». La riposta del contadino vibonese – siamo ad Ariola di Gerocarne - a Sharo Gambino non giunse nuova. Aveva intervistato uno dei capipopolo della protesta del 1968 e quelle parole non lasciavano dubbi. Era stato proprio Pier Paolo Pasolini, dopo il suo viaggio nelle Serre vibonesi, a donare i soldi che avrebbero permesso di vincere l’emarginazione di un villaggio contadino che, allora, non aveva alcuna strada per raggiungere “la civiltà”. Gli anni in cui Pasolini si dedicò intensamente alla scoperta e allo studio del mondo contadino coincidono politicamente con un momento storico in cui il potere è rappresentato da una Democrazia Cristiana sempre più ipocrita e arrogante a cui si oppone un Partito Comunista sempre più puritano e falsamente progressista. In questo contesto storico, sul finire degli anni 50, quando nella mente dello scrittore si andava affermando l’idea di fare “Il vangelo secondo Matteo”, Pasolini fece un viaggio in Calabria nella zona di Crotone, a Le Castella, dove in parte fu ambientato questo film e dove conobbe alcuni contadini, tra cui Rosario Migale, che nel film interpreterà la parte di Tommaso. Su invito di alcuni giovani ed in particolare del compianto regista vibonese Andrea Frezza, che da ragazzo frequentava il centro sperimentale di cinematografia a Roma e che a Vibo Valentia aveva formato il cineclub, Pasolini fece un giro degli ambienti contadini del vibonese. Fu cosi che dopo aver partecipato ad una conferenza nell’auditorium della scuola Don Bosco si recò presso la località Ariola del comune di Gerocarne, dov’era in atto una contestazione contadina contro il potere locale. I contadini rinfacciavano alla giunta comunale dell’epoca guidata dalla DC, di essere del tutto insensibile ai bisogni e alle istanze della comunità dell’Ariola che rivendicava, strade, collegamenti con il comune principale e la tanta agognata elettricità che era una speranza per il mondo contadino dell’epoca. Pasolini partecipò ad una riunione dei contadini che si tenne nel posto telefonico pubblico di proprietà della famiglia Santaguida e qui ebbe modo di ascoltare i sogni, le speranze, le utopie e soprattutto il disagio dei contadini calabresi e di prendere visone di questo mondo del sud che, ben che fosse sconosciuto ai suoi occhi, era ben conosciuto alla sua coscienza. Lo scrittore si assunse l’impegno di porgere un aiuto ai contadini dell’Ariola e fu cosi che, una volta ripartito, fece recapitare al comitato una somma di 50mila lire che i contadini utilizzarono per costruire un ponte, punto di collegamento tra Ciano di Gerocarne e l’altopiano dell’Ariola. A proposito di questo evento il libro di Gaetano Luciano “Le vie del vento o le rivoluzioni sognate” riporta l’estratto di un articolo di Sharo Gambino del 1968, dal titolo “I marcusiani dell’Ariola”, in cui lo scrittore calabrese scriveva che i contadini dell’Ariola, come protesta formale nei confronti di uno stato che si disinteressava del loro bisogno, inviarono all’uomo nuovo della Calabria Giacomo Mancini, allora ministro dei lavori pubblici, un plico contenente i certificati elettorali, nel contempo invece elogiarono la vicinanza di Pasolini che si era sostituito allo Stato. Successivamente, Pierpaolo Pasolini, sempre accompagnato da Andrea Frezza, e dall’avv. Franco Inzillo, dal compianto scrittore Sharo Gambino e da Aldo Rosselli - un compagno comunista a cui i fascisti avevano trucidato il padre - visitò il centro storico di Serra San Bruno (foto) e la Certosa, dove ebbe modo di apprezzare il cubicolo e la cella certosina dove il monaco trascorre per la quasi interezza la parabola della propria esistenza, rimanendo affascinato dalla vita contemplativa e di clausura del monaci bruniani.