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Censore stronca Scura: "Ha scarsa conoscenza del territorio, è in linea con il suo predecessore"

“L’inequivocabile richiesta di cambiamento bramato dalla società e dagli operatori sanitari non può e non deve restare inascoltata. Non vi è dubbio che il risanamento della sanità calabrese debba seguire la linea del rigore, ma al contempo non si può ignorare la necessità di perseguire l’obiettivo dell’equità e della qualità, cosa che non è affatto avvenuta né con la precedente gestione Scopelliti né adesso con i primi provvedimenti assunti dal commissario ad acta per la realizzazione del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario Massimo Scura”. E’ quanto afferma il deputato del Pd Bruno Censore, commentando i Decreti n. 9 del 2 Aprile 2015 e n. 17 del 14 aprile scorso, aventi ad oggetto, rispettivamente, “Approvazione documento di riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo dipendenti” e “Autorizzazione al reclutamento di personale nelle Aziende Ospedaliere Hub”.  “Con il Decreto 17 del 14 aprile scorso – spiega Censore - il Commissario ad Acta si è reso protagonista di una inspiegabile e grave sperequazione, con il reclutamento di 107 figure appartenenti al ruolo sanitario, ritenute necessarie, infungibili e indispensabili per salvaguardare il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute dei cittadini a favore esclusivamente delle Aziende Ospadaliere ‘Hub’ di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, ignorando così le esigenze degli altri territori, compresi quelli interessati dalla prossima e imminente costruzione dei nuovi ospedali (Vibo Valentia, della Piana di Gioia Tauro e della Sibaritide) che invece avrebbero bisogno di nuove professionalità per rendere l'offerta sanitaria confacente. Eppure – sottolinea ancora l’esponente del Pd - con Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 12 marzo scorso, al Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro è stato assegnato l'incarico prioritario di adottare e ed attuare i Programmi operativi e gli interventi necessari a garantire, in maniera uniforme su tutto il territorio regionale, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in condizioni di efficienza, appropriatezza, sicurezza e qualità. Il nuovo percorso intrapreso dal nuovo commissario, è evidente, sta andando in direzione contraria, come dimostra peraltro la nuova riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo dipendenti, attuata con Decreto n. 9 del 2 Aprile 2015, che rischia di penalizzare ulteriormente i territori più deboli. Inoltre, i quattro ospedali di montagna, quelli di San Giovanni in Fiore, Acri, Serra San Bruno e Soveria Mannelli restano fortemente marginalizzati da scelte non concordate e assunte da chi ha una scarsa conoscenza del territorio ed ancora – continua Censore – è stata disposta la graduale chiusura degli unici avamposti sanitari che ancora sopravvivono in territori di frontiera drammaticamente carenti dal punto di vista infrastrutturale, se è vero come è vero che  il Decreto n. 9 del 2 Aprile scorso contempla la chiusura di ben 54 postazioni di Guardia Medica, con una evidente sperequazione su scala regionale, stante il fatto che nel Vibonese saranno ridotte dalle attuali 39 a 23. Incrementi minori per le altre province: Reggio passerà dalle attuali 81 a 76, Catanzaro da 60 a 50, Crotone da 31 a 24 e dalle attuali 123 alle 102 nel Cosentino. Già nel recente passato – riflette Censore – i tagli lineari ai servizi sanitari che sono stati prodotti seguendo la logica errata disegnata nel Piano di rientro hanno lacerato un sistema che invece andava potenziato attraverso una migliore organizzazione delle strutture e del personale. Il Partito Democratico – conclude Censore - in quel frangente svolgeva una posizione di opposizione politica nei confronti delle discutibili scelte compiute, ma adesso che pure in Calabria è forza di Governo riformatrice per modificare anche un’impostazione che, di fatto, ha cessato il diritto alla salute non può restare inerte dinanzi ad alcune immotivate ed incomprensibili scelte che rischiano di acuire ulteriormente la situazione soprattutto in quelle province maggiormente penalizzate dalla forte ed evidente sperequazione dell'offerta sanitaria”.

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